Il mondo conosciuto è un romanzo complesso, aspro. È l’affresco crudele di un mondo intero, raccontato attraverso le vite di schiavi, schiavi liberati e neri nati liberi. Nessuna persona dotata di un minimo di buon senso, non può non provare vergogna e frustrazione nel constatare, una volta di più, la fragilità e la fallibilità dell’umanità.
“Se vuoi arrivare a cent’anni, devi imparare che non ci si mette contro un bianco.“
Premio Pulizer 2004, Il mondo conosciuto, di Edward P. Jones, non è un romanzo semplice. Ambientato principalmente nel 1855, in una contea immaginaria della Virginia (USA), qualche anno prima dello scoppio della Guerra di Secessione Americana, racconta, da svariate angolature, tutta la crudeltà disumana della schiavitù.
La vicenda parte dalla morte di Henry Townsend, nero affrancato, proprietario di trentatré schiavi e di cinquanta acri di terra a Manchester County. Attraverso continui salti temporali, poco per volta, veniamo a conoscere la vita di queste povere anime, trattate come bestie dai propri simili e cui non è concessa neanche un briciolo di dignità. La loro unica colpa? Non essere bianchi.
Quello di Jones è l’affresco degli ultimi scampoli di un mondo che sta per cambiare, raccontato attraverso le vite di schiavi, di schiavi affrancati e di neri nati liberi.
Ci sono proprietari di schiavi bianchi e neri che non sono poi molto diversi l’uno dall’altro; schiavi che hanno saldato, una dopo l’altra, le rate per acquistare la propria libertà e che, comunque, devono portare sempre con sé il certificato di libertà. Ci sono neri che tentano la fuga e altri, affrancati, che vengono rapiti e rigettati nella schiavitù; schiavi morti di fatica, altri per i quali arrivare a quaranta anni è una rarità e, neanche a dirlo, i cinquanta sono un sogno.
Ci sono famiglie di colore smembrate e vendute, come se niente fosse; neri picchiati ed uccisi per uno sguardo di troppo; bambini educati separatamente, e da insegnanti di colore; bianchi presi dal terrore alla vista di un nero che legge un libro.
Ci sono uomini bianchi che non hanno il coraggio di ribellarsi davanti all’evidente ingiustizia, altri che amano donne di colore; figli mulatti, che, al di là della pelle, non sono né bianchi e né neri, eppure giudicano i neri per gradazione di colore.
Il mondo conosciuto è un romanzo complesso, aspro. Non è facile da digerire ed è emotivamente straziante. Pur non giudicando l’operato di nessuno, Edward P. Jones fa appello alla coscienza di ognuno e nessuna persona dotata di un minimo di buon senso, non può non provare vergogna e frustrazione nel constatare, una volta di più, la fragilità e la fallibilità dell’umanità.
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