Che libri leggere in questi primi fine settimana uggiosi d’autunno? Come al solito ve ne suggerisco tre direttamente dalla mia wishlist. Questa settimana pare che io sia in vena di femminismo, o comunque di storie di donne che non si arrendono, donne piene di coraggio e determinazione.

Viola Ardone – Oliva Denaro

Uscito un paio di settimane fa, Oliva Denaro è andato dritto nella mia wishlist. Dopo aver letto ed amato Il treno dei bambini (di cui potete leggere un estratto qui), ho grandi speranze per questo romanzo (linguistiche e di cuore) e le prime recensioni mi rinfrancano.
Il romanzo è ambientato in un paesino della Sicilia, negli anni Sessanta. Attraverso la protagonista, l’autrice racconta la storia di una ragazza che vuole essere libera in un’epoca in cui nascere donna è una condanna e l’unico futuro possibile è il matrimonio.

Oliva Denaro “fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l’idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no.”

Franca Viola

Credo che il romanzo si ispiri alla storia di Franca Viola, che a 17 anni, nel dicembre 1965 fu rapita, violentata e tenuta segregata per una settimana prima di essere liberata dalla polizia. Secondo quella che era la morale del tempo, la ragazza avrebbe dovuto sposare il suo stupratore, salvando il suo onore e quello familiare. Altrimenti sarebbe potuta rimanere zitella ed etichettata come “donna svergognata”.

Franca fu la prima donna italiana a rifiutare un matrimonio riparatore («Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce»).

Quindi, di nuovo, Viola Ardone affronta una pagina importante di storia italiana e una tematica, quella della violenza dei ruoli sociali, ancora (sempre) molto attuale.

Inoltre, vi segnalo che sabato 16 ottobre l’autrice sarà presente al Salone Internazionale del Libro di Torino, proprio per parlare di questo romanzo (ore 10.30 presso la Sala Rossa).

La ladra di parole di Abi Daré

“Per le ragazze come me, il futuro è già deciso, ma io non mi arrendo nel silenzio. Un giorno troverò la mia voce.”

Dalla Sicilia degli anni Sessanta alla Nigeria di oggi il passo è breve. Sì, perché anche questa è una storia di donne che cercano la propria strada in un mondo di uomini che comandano su di loro.

Ad Ikati, un villaggio nel cuore della Nigeria, infatti, il destino delle donne è uno solo: occuparsi della casa e dei fratelli più durante l’infanzia per essere date in moglie al miglior offerente. Adunni (14 anni), però, è diversa. Ama studiare, scoprire parole nuove per dar voce ai propri pensieri, per capire il mondo, per immaginare un altro futuro. Sogna di diventare maestra, di spiegare alle bambine come, grazie all’istruzione, possano liberarsi della miseria, cercare la loro strada.

Tuttavia, il suo destino non sembra essere tanto diverso dalle sue coetanee, quando il padre la dà in sposa ad un uomo molto più vecchio di lei e con già altre due mogli. Adunni sa che la sua famiglia ha un disperato bisogno dei soldi di Morufu, eppure non si arrende, nemmeno dopo aver compiuto il suo dovere di figlia, nemmeno dopo che una tragedia la obbligherà a scappare a Lagos, dove diventerà la serva di una donna prepotente e crudele…

Lagos è dove è scresciuta la stessa Abi Daré prima di trasferirsi in Inghilterra diciotto anni fa. Questo suo suo romanzo d’esordio si è subito imposto come un caso editoriale sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti, dove è rimasto in classifica per settimane. Ne sento parlare da un bel po’, quindi sono molto curiosa di leggerlo.

Credere allo spirito selvaggio di Nastassja Martin

Dalla narrativa alla saggistica, ma la protagonista è sempre una donna. L’antropologa Nastassja Martin, che racconta ciò che ha vissuto dopo che nel 2015, durante una missione antropologica tra i vulcani gelati della Kamčatka, è stata attaccata da un orso.

La donna, viva per miracolo, affronta mesi di calvario, prima in balia della brutalità di un piccolo ospedale russo, poi sul fronte opposto, nella asettica freddezza delle strutture sanitarie francesi “all’avanguardia”.

È grazie alla sua apertura mentale e alla sua consapevolezza della complessità degli esseri viventi che riesce a non impazzire. Ripensa alla catena di eventi che l’ha portata di fronte alla belva: “Perché ci siamo scelti? Che cosa ho davvero in comune con la creatura selvaggia, e da quando?”

Spaziando tra psicoanalisi, sciamanesimo e antropologia, Martin riflette sui confini in cui chiudiamo la nostra identità, sul nostro futuro in un pianeta sull’orlo della rovina, dove oltre all’equilibrio tra specie viventi stiamo perdendo antichi miti, spazi di libertà e vita selvaggia.

Sembra molto interessante, vero?

Parliamone!
Tre libri diversi che affrontano tre temi importanti che, secondo me, possono essere un’occasione di arricchimento personale, per conoscere ed imparare a comprendere ciò che c’è oltre noi.
Voi che cosa state leggendo in questo momento? Avete letto questi libri? Cosa ne pensate? Fatemelo sapere! 🤗
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