Avvento Letterario| La notte di Natale di Giovannino Guareschi

“C’era una volta un prigioniero… No: c’era una volta un bambino… Meglio ancora: c’era una volta una Poesia… Anzi, facciamo così: C’era una volta un bambino che aveva il papà prigioniero.

Avete mai sentito di Giovannino Guareschi e della sua favola di Natale?

“C’era una volta un prigioniero… No: c’era una volta un bambino… Meglio ancora: c’era una volta una Poesia… Anzi, facciamo così: C’era una volta un bambino che aveva il papà prigioniero. E la Poesia? – direte voi – cosa c’entra?
La Poesia c’entra perché il bambino l’aveva imparata a memoria per recitarla al suo papà, la sera di Natale. Ma, come abbiamo spiegato, il papà del bambino era prigioniero in un paese lontano lontano.
Un paese curioso, dove l’estate durava soltanto un giorno e, spesso, anche quel giorno pioveva o nevicava.
Un paese straordinario, dove tutto si tirava fuori dal carbone: lo zucchero, il burro, la benzina, la gomma. E perfino il miele, perché le api non suggevano corolle difiori, ma succhiavano pezzi d’antracite.
Un paese senza l’uguale, dove tutto quello che è necessario all’esistenza era calcolato con così mirabile esattezza in milligrammi, calorie, herg e ampères, che bastava sbagliare un’addizione – durante il pasto – per rimanerci morti stecchiti di fame”.

“Stando così le cose, arrivò la sera della Vigilia, e la famigliola si trovò radunata attorno al desco, ma una sedia rimase vuota. E tutti guardavano pensierosi quel posto vuoto, e tutto era muto e immobile nella stanza perché anche l’orologio aveva interrotto il suo ticchettare, e la fiamma era ferma, come gelata nel camino.
Allora il bambino – chi sa perché – si levò dritto sul suo sgabello, davanti alla sedia vuota e recitò ad alta voce la Poesia di Natale:
“Din-don-dan: la campanella
questa notte suonerà
e una grande, argentea stella
su nel ciel s’accenderà…”
Il bambino recitò la sua Poesia davanti alla sedia vuota del papà e, come ebbe finito, la finestra si spalancò ed entrò una folata di vento.
E la Poesia aperse le ali e volò via col Vento.”

Il padre prigioniero, lontano da casa, dalla propria famiglia e dal proprio figlio, è Giovannino Guareschi. Nell’inverno del 1944, quando compose La notte di Natale, Guareschi si trovava rinchiuso nel campo di concentramento di Sandbostel (Germania), nello Stalag X B. La ragione? Essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò, disconoscendo il Re.

La favola di Natale di Guareschi è un racconto delicato e ricco di significati. Comincia narrando di questa Poesia che, anche se ha tutte le rime gelate e non riesce a spiccare il volo, cammina nella notte nera come la pece, per raggiungere il papà di Albertino, prigioniero in un paese dove persino il vento ha paura di entrare.

Guareschi favola di Natale

Ma in quel paese fatto di prosa non c’è spazio per la poesia. Imbavagliata dall’inchiostro di china, con la scritta Geprüft 47 sulle ali, Poesia torna a casa da Albertino. Questi, venendo a sapere che Poesia non è riuscita a vedere il babbo, decide di mettersi in viaggio lui stesso.

Da qui comincia il racconto di una notte incantata. Sì, perché la notte di Natale non è una notte qualsiasi. È una notte speciale, l’unica dell’anno in cui ai sogni è concesso d’incontrarsi. Così, un padre può incontrare il proprio figlio e la propria madre, e trascorrere con loro qualche ora. Ma in un mondo che ha lasciato fuori il Buonsenso e al quale rimane solo la speranza nella gerla di Babbo Natale, neppure in sogno è concesso dimenticare le brutture della vita reale. La guerra rimane un presenza immobile e risonante. Così ecco gli spiriti dei vivi che vengono a cercare i loro morti.

Guardano tutte le croci che la guerra ha sparso nel mondo, leggono i nomi incisi sulle croci. E quando una mamma ritrova la tomba del suo figliolo, si siede sotto la croce e parla con lui di tempi felici che non torneranno mai più.

E quando, al momento di lasciarsi, Albertino chiede:

Papà, perché non mi porti con te?

Ecco che Giovannino risponde:

Neppure in sogno i bambini debbono entrare laggiù. Promettimi che non verrai mai.

Guareschi favola di Natale

Triste direte voi. Malinconica, ribatto io, e piena di speranza. Questa è una favola atipica, ma non crediate che sia triste. Quello che scrive, è lo stesso Guareschi di Don Camillo. Il suo è un raccontare fatto di semplicità, dove l’ironia sostiene la speranza. Per questo la realtà che racconta, pur nei suoi difetti, ha sempre qualcosa di rassicurante.

E questa è una favola nella favola. Sì, perché La notte di Natale racconta anche di uomini privati della libertà, che, pur essendo confinati in un campo di concentramento da più di due anni, si riuniscono in una baracca per ascoltare una favola che racchiude tutta la loro speranza di poter tornare nel mondo che hanno lasciato al di là del filo spinato.

Guareschi favola di Natale
La favola di Natale di Giovannino Guareschi, BUR Rizzoli (2004). ISBN: 9788817003469, pp. 93, € 9.

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