La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier

“L’arte è lunga, la vita è breve.”

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Tracy Chevalier | La ricamatrice di Winchester| Neri Pozza | 2020 | p. 288 | ISBN 9788854519992 | €18,00 | Titolo Originale: A Single Thread

Tutto ha inizio giovedì 19 maggio 1932, San Dunstano, patrono degli orafi, nella cattedrale di Winchester. È la cerimonia di presentazione dei cuscini. Violet Seedwell sta andando alla Cappella dei Pescatori, dove giacciono le spoglie di Izaak Walton, quando il rito del coro attira la sua attenzione.

Al suo entrare in chiesa, la custode le chiede se è una ricamatrice. Lei risponde che è nuova, ma, in realtà, non ha idea di chi siano le ricamatrici. Tuttavia, rimane talmente colpita dai cuscini che adornano le panche della cattedrale, che decide di entrarne a far parte.

Così, con l’intento di cucire un cuscino che sia una traccia di sé nel mondo, va alle riunioni due volte a settimana, dove la signora Pesel, colei che ha messo in piedi l’associazione, le insegna l’arte del ricamo. Il romanzo di Tracy Chevalier parte da qui.

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Cattedrale di Winchester (UK) – © to the owner

Chi è Violet Seedwell? È una donna di 38 anni, non sposata. Trasferitasi da sei mesi a Southampton, vive ad un quarto d’ora dalla compagnia di assicurazioni dove lavora insieme a due ragazze molto più giovani di lei. Se queste hanno delle prospettive di matrimonio, Violet, invece, può ormai considerarsi una zitella. Una “donna di eccedenza”, come vengono chiamate le donne rimaste nubili a causa della guerra e con poche probabilità di trovare marito. La sua famiglia, tuttavia, spera ancora che si sposi, magari con un vedovo, così da evitare che lei un giorno vada a stare dal fratello.

Detto in soldoni: la tematica affrontata da Tracy Chevalier è ancora una volta la solita, ossia la donna nubile in cerca di emancipazione ed indipendenza in un mondo ostile.

Esattamente come, ad esempio, in Strane creature.

E, proprio come in quel romanzo, ho trovato tutto un po’ noioso, prevedibile e poco plausibile. Per quanto apprezzi davvero tanto la tematica affrontata, il modo in cui viene sviluppata ha del patetico e del “visto e rivisto” sotto tanti aspetti.

In più, l’ho già detto tante volte, non mi piace quando uno scrittore ambienta un libro nel passato e lo popola con dei personaggi dai tratti più che attuali. Purtroppo, non riesco a passare su queste stonature. Per me, leggere di una donna degli anni 30′ che parla e si comporta come una donna dei giorni nostri va oltre le mie possibilità. La svolta romance nel finale, poi, è stata il colpo di grazia. Se voi, invece, non fate caso a tutte queste cose, troverete il libro molto godibile. Lo adorerete, credo.

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Cuscini nella Cattedrale di Winchester – © to the owner

Tracy Chevalier, poi, si profonde sempre in descrizioni ricche che partono da un’attenta ricerca storica, quindi sotto quell’aspetto non si rimane certo delusi. Si vengono a conoscere molti aneddoti interessanti. Ad esempio, se volete approfondire la storia di Louisa Pesel e dei cuscini della cattedrale, vi rimando all’articolo sul sito della Chevalier stessa (qui). Tolto ciò, però, per me è un romanzo senza gloria.

Niente, io ci provo, ma Tracy ed io non riusciamo proprio a trovarci.

Voi avete letto La ricamatrice di Winchester? Come l’avete trovato? Qual è la cosa che avete apprezzato di più o di meno?

Ah! Se volete approfondire ulteriormente la storia di Louisa Pesel, vi lascio anche questo link. Merita! Mi dispiace un po’ che Tracy Chevalier l’abbia un po’ lasciata “in disparte” nel romanzo.

Un abbraccio e alla prossima!

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