Figli di Noè di Monika Bulaj

Un viaggio nel luogo più inospitale e immobile della terra, fatto di luce, neve, nuvole, sabbia, ghiaccio e pietre.

Khinalug, il più alto dei villaggi dell’alto Caucaso, al confine tra Azerbaigian e Daghestan. Una fortezza arroccata in cima alla montagna, i cui abitanti dicono di parlare la lingua di Jafet, figlio di Noè.

È da qui che parte il racconto Monika Bulaj, prima donna ad essersi aggiudicata il Premio Nazionale “Non Violenza”, nel 2014.

Ho conosciuto Monika Bulaj, l’anno scorso, grazie al Festival della Fotografia Etica di Lodi, che si tiene ogni anno da fine settembre a fine ottobre. La sua mostra, Broken Songlines, mi ha lasciata senza parole per la sua bellezza e la sua profondità. Non solo per le capacità fotografiche e per la ricchezza delle foto, ma proprio per il riuscire a cogliere nel singolo scatto la complessità di un vivere.

figli di noè bulaj
© Monika Bulaj

Reporter, documentarista, che lavora con Il Corriere della Sera, La Repubblica, National Geographic, The Guardian e The New York Times Lens, Monika Bulaj si dedica ai microcosmi perduti dell’Est. Va ovunque vi siano etnie e culture dimenticate che sopravvivano ancora alla globalizzazione. Medio Oriente, Caucaso, Asia e Africa: queste le sue mete preferite.

Figli di Noè, come vi dicevo, è il racconto del suo viaggio alla scoperta di questa etnia arroccata sulle montagne dell’Azerbaigian e che pare risalire a Noè stesso. Le foto e le parole di Monika Bulaj si alternano equilibrate, narrando di un vivere fuori dal tempo, con una sacralità ed una reverenza che sono commoventi. Abituati come siamo alla nostra realtà, viene facile dimenticarsi che al mondo resiste un’infinità di minuscole culture — fatte di tradizioni, sentimenti, lingue, religioni — che va avanti malgrado tutto. Non hanno le nostre comodità, vivono in quelle che per noi sono condizioni di estrema povertà, non hanno quasi nulla. Eppure, sembra che nel loro tempo fuori dal tempo ci stiano bene. In un certo senso, vanno avanti per la loro vita incuranti di noi.

figli di noè bulaj
© Monika Bulaj

Una volta al lavoro, è arrivata una ragazza tedesca che durante la guerra fredda era dall’altra parte del muro. Si è fermata con noi per qualche mese. Un giorno ci ha detto che lei, prima della caduta del muro, non aveva mai mangiato delle banane. Allora un mio collega ha esclamato: e come hai fatto 20 anni senza banane? E lei ha risposto, serenamente: come fa a mancarti una cosa che non sai neppure che esista?

Ecco, credo che per questi micromondi raccontati da Monika Bulaj sia la stessa cosa. Se non conosci che esistono certe comodità, come fai a sentirne la mancanza? E, se riesci a vivere tranquillamente ed essere felice facendone a meno, mi domando, quanto superfluo abbiamo nelle nostre vite, ogni giorno, di cui siamo insoddisfatti e di cui ci lamentiamo? E, soprattutto, in che misura questo superfluo ci fa dimenticare di ciò che realmente conta nella vita?

© Monika Bulaj| Studentesse afghane che hanno potuto fare ritorno a scuola dopo la caduta dei talebani

Figli di Noè di Monika Bulaj è uno di quei libri che ti fa riflettere e che sposta il tuo asse. Forse non per la vita, ma di sicuro per un po’. Non è sicuramente tempo perso. Ne esci arricchito. E, se vi capita di incrociare una mostra di Monika Bulaj, dedicategli uno sguardo: non ne rimarrete delusi.

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figli di noè bulaj

Figli di Noè di Monika Bulaj
Frassinelli, 2006
ISBN: 9788876849190
Pagine: 118
Prezzo: € 24

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Parliamone!
I libri fotografici non vanno per la maggiore. In parte sicuramente perché hanno dei prezzi non sempre accessibili (anzi, quasi mai).
Ogni tanto vi capita di comprarne uno? Conoscete Monika Bulaj o avete visto qualche mostra fotografica davvero bella ultimamente? Fatemelo sapere! 🤗
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