Il Titanic di Joseph Conrad

Non c’è nulla di eroico nell’annegare, contro la propria volontà, su un’enorme cisterna bucata, senza scampo, per la quale si è pagato il proprio biglietto, non più di quanto ve ne sia di morire per una colica causata dal salmone della scatole difettosa comprata dal droghiere. E questa è la sola verità. La verità priva di sentimentalismo, spogliata dell’abito romantico che la stampa ha intessuto intorno a questo disastro quanto mai futile…

Il Titanic Conrad
Il Titanic di Joseph Conrad | Passigli Editori | 1999 | pp. 64 | ISBN 9788836805723 | € 7,50 | Titoli originali: Some Reflections on the Loss of the Titanic (1912); Certain aspects of the admirable inquiry into the loss of the Titanic (1912)

Il 14 aprile 1912 il Titanic affondava nell’Atlantico in poco più di due ore e mezza dall’impatto con un iceberg. La nave che, a detta di costruttori e stampa, era la massima espressione della tecnologia navale del tempo, si inabissava insensibile al suo appellativo di inaffondabile. Con sé trascinava 1.500 persone.

Da allora è seguito più di un secolo di teorie, inchieste, studi, film, canzoni, libri. Ognuno ha detto la sua, certo di svelare la verità. Tutto pur di capire come sia stato possibile che il più grande e lussuoso transatlantico del mondo abbia fatto una fine così misera.

Credo che questi due articoli, scritti da Joseph Conrad successivamente alla tragedia, si avvicinino brutalmente alla verità nuda e cruda dietro a tutto l’affare Titanic.

Dico brutalmente, perché Joseph Conrad non va mica per il sottile. Non ha proprio peli sulla lingua. Pane al pane, e vino al vino.
Navigato marinaio, profondo conoscitore del mare e delle sue leggi, si esprime sulle cause della tragedia che, in poche parole, si riassumono nell’intento spudoratamente commerciale dell’operazione.

Il Titanic era un prodotto commerciale per ricchi. In breve, ci fu un enorme sforzo in termini di lusso e di personale formato per servire quel lusso ai passeggeri, questo a discapito della sicurezza strutturale e dei marinai addestrati a fare il loro mestiere.

Disgustato dal marketing dietro all’affare Titanic e dagli “sproloqui ingegneristici” di tuttologi assolutamente ignoranti in fatto di navigazione e di navi, Joseph Conrad allarga la sua riflessione al senso e al valore del progresso umano:

[…] esiste un punto in cui lo sviluppo smette di essere vero progresso – nel commercio, nello sport, nella mirabile opera delle mani dell’uomo, come pure nelle sue esigenze, ambizioni, aspirazioni di ordine morale e mentale. Esiste un punto in cui il progresso, per essere un vero avanzamento, deve variare leggermente la sua linea di direzione”

Due articoli che sono una perla tanto nello stile quanto nel contenuto. Consigliatissimi!!!

Conrad mi ha stupito su ogni fronte. Un gentiluomo d’altri tempi, con un adorabile sarcasmo sottile ed elegante:

“[…] al Senato degli Stati Uniti non intendevo mancare di rispetto. Io ho per quell’organo, del quale si sente parlare per lo più in relazione a tariffe, tanta reverenza quanto il migliore degli americani. Manifestarne di più o di meno sarebbe, per uno straniero, un’impertinenza.

Senz’altro approfondirò la sua conoscenza nel corso dell’anno.

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Parliamone!
La tragedia del Titanic mi ha sempre affascinato, probabilmente proprio per questa sua grandiosità e sfortuna. Voi cosa ne pensate? Avete letto qualche libro a riguardo? E Conrad, lo conoscete? Quale dei suoi romanzi mi consigliereste? Cosa state leggendo in questi giorni? Fatemelo sapere! 🤗
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