Sara al tramonto di Maurizio de Giovanni

“Sara al tramonto era diversa. Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima a una scala a chiocciola, e quella porta era la sua debolezza.”

Napoli. Sara è una poliziotta in pensione. Sono passati anni da quando ha lasciato il marito e il figlioletto. Li ha lasciati non per la carriera, bensì per correre dietro a Massimiliano, l’amore della sua vita (e suo capo).

Ora, quel Massimiliano è morto, e così anche il figlio, Giorgio, investito da un’auto. A Sara non rimangono che i tramonti passati su una panchina a raccontarsi con quella nuora, Viola, che sta imparando a conoscere e che sta per renderla nonna.

Nel suo mestiere, Sara è sempre stata fortissima. Tutto merito della sua capacità di rendersi invisibile agli occhi degli altri. Nessuno sa leggere il labiale e i gesti come lei.

È per questo che Teresa, una sua vecchia collega, la ricontatta: ha bisogno che Sara indaghi su una faccenda. Riguarda il finanziere morto un anno fa. Una cosa grossa, di cui giornali e televisioni hanno parlato per mesi. L’accusa di omicidio è ricaduta sulla figlia di questi, Dalinda, trovata accanto al corpo dell’uomo, sotto l’effetto di droghe. Ora, quella stessa Dalinda, però, teme per la vita della propria figlia di sei anni: è sicura che la bambina sia in pericolo. Sara deve scoprire se è davvero così. Chi vuole fare del male alla bambina, e perché?

“Non guardare nessuno, e nessuno ti guarderà.”

Ancora una volta, mi trovo a dover leggere un noir, genere che, come ho ripetuto più volte, non fa proprio per me. È una mia tara. Non andiamo d’accordo, non ce n’è. E non fa eccezione neppure questo romanzo.

Questo è stato il mio primo Maurizio De Giovanni, autore di cui sento sempre dire un gran bene, perciò ero molto curiosa. Sì, il suo modo di scrivere mi è piaciuto, non si può negare che il libro si legga facilmente. Se cercate una lettura leggera, di disimpegno, e se vi piace il genere, questo libro fa al caso vostro. Ma se siete di quelli che, ad esempio, fanno caso ai dettagli, allora potreste rimanerne delusi.

Vi pare possibile che una persona possa essere accusata di omicidio senza un’indagine degna di questo nome? Com’è possibile che un uomo venga ucciso brutalmente e, ad essere accusata, sia la figlia di questi, solo perché trovata – strafatta – di fianco al padre? “Signorina, ha ucciso suo padre?” “Boh, po’ esse: non lo sopportavo.” “Allora, è sicuramente stata lei: la dichiaro in arresto.” L’arma del delitto? Non c’è, ma magari – anche se strafatta – l’ha lavata e messa a posto. Vabbè, mandiamola in galera: tanto ha detto che è stata lei. Ras, Ris, Ros, scientifiche varie ed eventuali: desaparecidos.

Quando leggo queste cose, rimango basita. Perdo proprio la voglia di continuare a leggere. So già che, to’!, sicuramente l’investigatore di turno scoprirà che la verità è un’altra. Nel caso specifico, chi è il vero colpevole lo si intuisce già a metà libro.

Non sono riuscita a provare una gran simpatia neppure per i personaggi, soprattutto per la protagonista, Sara. Si ripete allo sfinimento – allo sfinimento! – quanto sia brava a rendersi invisibile e a decifrare postura, movimenti, gesti delle persone: lei sa se una persona mente o dice la verità, non sbaglia mai. Eppure, ogniqualvolta siamo messi a parte dei suoi pensieri, questa empatia, che dovrebbe permetterle di capire pensieri ed emozioni della gente, non c’è. L’ho trovata noiosa ed irritante. Ad un certo punto ho sperato che sparisse nel nulla per davvero.

Non capisco perché, nei gialli, non si riescano più a mettere al centro del libro il caso, l’indagine. Questo continuo soffermarsi sulle paturnie del protagonista di turno è deleterio per il genere stesso, e stanca. Ho come l’impressione che, focalizzarsi sul protagonista, serva a nascondere l’incapacità di costruire un caso degno di tale nome e una conseguente trama solida ed efficace.

Difatti, anche in questo caso, trama e ambientazione sono piatte e banali. È come se tutto fosse abbozzato e rabberciato. Se non fosse perché ad un certo punto (tre quarti del libro) si nominano Vomero e Fuorigrotta, si potrebbe credere d’essere da qualsiasi altra parte. Sono arrivata a chiedermi se lo scrittore non abbia avuto poco tempo a disposizione ed abbia dovuto far su un romanzo in quattro e quattr’otto.

Niente, di tutto il libro, salvo solo le schermaglie verbali tra Pardo (il collega di Sara) e Viola, ma siamo già verso il finale. Purtroppo.

sara al tramonto de giovanni recensione
Sara al tramonto di Maurizio De Giovanni
Rizzoli, 2018
ISBN: 9788817099431, 364 pp.
Prezzo: 19.00 €

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