Il mondo è un alveare di Joanne Harris

«Avrei potuto farti ricco», disse. «Ma vedo che sei un uomo senza cuore. D’ora in poi, ogni cosa che cuocerai nel tuo forno saprà di cenere, diventerà raffermo, si brucerà o sarà infestata di curculioni. Tuttavia ti pago per il profumo del tuo pane…con il rumore dei soldi.»
Al che lo straniero raccolse la moneta, e se ne andò nella nebbia, lasciando il fornaio a bocca aperta.

il mondo è un alveare
Il mondo è un alveare di Joanne Harris | Garzanti | 2021 | ISBN 9788811605737 | pp. 416 | € 20 | Titolo Originale: Honeycomb (Favo) | Leggi l’estratto

C’è un luogo dove le torri sono di ottone luccicante con mosaici e tappezzerie di seta. I giardini brulicano di api del miele e farfalle; la loro bellezza è sconvolgente: malvarose e violacciocche, rose, lavanda e peonie; ci sono il rosmarino e l’alloro, peri, papaveri scarlatti, caprifogli dorati, margherite, ruta, arruffati crisantemi color bronzo e campanule color porpora.

In questo posto, le ragnatele sono filate dalla luce delle stelle, dalla polvere di corallo e dal rumore dell’oceano.

Qui, l’aria si riempie di canzoni del vento selvaggio, dei cieli sopra le dune, di lune sorgenti e soli al tramonto, di oceani remoti che non abbiamo mai visto. Canzoni di un limpidezza così penetrante, canzoni che commuovono profondamente.

In questo luogo, ci sono navi fosforescenti che vagano fra i Mondi su un mare di Aurore Boreali.

Qui, potete imbattervi in cocchi di ragnatela trainati da una miriade di ragni rossi. Ma, se incrociate qualcuno con indosso un mantello dai mille occhi o un diadema di occhi, potreste non avere salva la vita.

In questo posto, i principi hanno i capelli della tonalità dell’ala di una falena e gli occhi scuri come il miele del favo, e il loro trono è fatto di fiori ricoperti con cuscini di damasco di seta di falena.

Ed è la storia di questi principi che di cui bisbigliano le api tra i mondi.

il mondo è un alveare
© Charles Vess

Il mondo è un alveare di Joanne Harris è una raccolta di racconti brevi che narrano di una storia più grande, quella del Re Crisopa, figlio della Regina del Favo e sovrano delle api narratrici di storie. Questo principe del Popolo della Seta così maligno, spietato e senza scrupoli, nell’arco dei 100 racconti, che abbracciano tutta la sua esistenza, ha una vera e propria evoluzione. Se all’inizio lo si odia e detesta profondamente, alla fine si prova sincera compassione e pietà, persino simpatia e affetto. Credo che questo sia l’aspetto più riuscito di tutto il libro e per il quale Harris merita dei complimenti. L’altro merito è sicuramente quello di essere riuscita a intercalarle sapientemente le storie “non-Crisopa” in modo tale da portare comunque il lettore fino all’ultima pagina.

Se non fosse stato per Re Crisopa, non credo che sarei andata molto in là nella lettura. È stato quel voler sapere di lui, di cosa gli è capitato poi che mi ha motivata ad andare avanti. Avete presente quelle serie TV dove il protagonista è il super-cattivo, non ha alcun merito positivo ed in ogni multiverso la scelta migliore sarebbe tenersi a debita distanza…eppure voi siete attratte da lui e ne volete di più? Ecco, Joanne Harris è riuscita a costruire la stessa relazione morbosa e malata, la stessa dipendenza tra lettore e Re Crisopa.

Per il resto, la narrazione è molto lirica, a volte fin troppo, così come a volte si perde troppo nei dettagli. Se all’inizio è piacevole farsi cullare da tutta questa poesia, alla lunga (sono più di 400 pagine) diventa pesante, a tratti persino irritante. Al centesimo “coi capelli della tonalità dell’ala di una falena“, vorresti far estinguere l’intera specie.

I racconti, cupi e grotteschi e presentati in chiave favolistica, sono pieni di allegorie e metafore (proprio alla Esopo), con evidenti i rimandi all’attualità e alla società moderna. Grande è il debito verso racconti del folklore Irlandese, mitologia nordica e favolisti. Tanti i temi affrontati: ingratitudine, vendetta, malignità, arroganza, egoismo, amore (ma sempre in forma malata).

Mi ha colpita negativamente e molto come quasi in ogni racconto Joanne Harris costruisca e motivi un certo pessimismo nei confronti dell’uomo e della vita. È come se continuasse a ripetere “Visto? Non ci si può fidare! Ci si può aspettare solo il peggio! Le cose possono solo andare male! Non ci si può aspettare che qualcosa di brutto!”. Anche in quei racconti dove c’è del bene, all’ultima riga quello che rimane più impresso è il male subito dal personaggio di turno. L’ho trovato triste.

C’è del bene, ce n’è tutti i giorni nella nostra vita, ma è come se dovessimo sempre e solo vedere il negativo, quello che ci rende scontenti. Notare il bene e il buono che incontriamo ogni giorno è un esercizio.

L’altra cosa che mi ha dato fastidio – più o meno come in Chocolat – è stato l’uso e abuso di personaggi e situazioni stereotipate sottolineate e condannate in maniera stereotipata. L’ho trovato stancante e noioso.

Il mondo è un alveare resta comunque un libro piacevole e, per me, più soddisfacente di Chocolat. Bellissime le illustrazioni di Charles Vess!

Ti è piaciuto questo post? Pensi ti sia stato di aiuto?
Per me è importante sapere di essere in qualche modo d’aiuto a chi sceglie di svagarsi qualche minuto in compagnia del mio blog. 🤗 Grazie per il tempo che hai trascorso tra queste pagine, davvero.
Se questo post ti è piaciuto e/o ti è stato utile, offrimi un caffè! Te ne sarò grata. Per me è importante.
Spero tornerai ancora a trovarmi! Scrivimi pure se hai voglia di fare quattro chiacchiere letterarie e non.

0 comments on “Il mondo è un alveare di Joanne HarrisAdd yours →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.