A dispetto del titolo italiano, L’amore, quando tutto è perduto, non ha nulla a che vedere con l’amore. È una straziante storia di sopravvivenza.
“Nulla, né il volo di un uccello, né un’onda, né un filo d’erba, nulla cambierà se dovessero sparire in questo luogo. Il vento spazzerà via in fretta l’impronta lasciata dai loro passi.“
A dispetto del titolo italiano, L’amore, quando tutto è perduto, non ha nulla a che vedere con l’amore. È una straziante storia di sopravvivenza.
Ludovic e Louise, due fidanzati trentenni parigini, si prendono un anno sabbatico per fare un viaggio attorno al mondo. Vogliono liberarsi del torpore degli uffici parigini, che rischia di ingoiarli in una comoda indolenza, per vivere l’avventura.
Decidono di partire in barca. Di passaggio per Capo Horn (Chile), si fermarno su un’isola australe nel bel mezzo dell’atlantico, a più di 50° sud, Stromness. L’isola, posta in una riserva naturale protetta, è famosa per le sue grandi colonie di pinguini reali. Pur sapendo che è vietato sbarcarvi, cedono al capriccio del momento: che male c’è se si fermano solo per un paio di ore?
Purtroppo, non fanno i conti con l’imprevedibilità della natura: sorpresi da una tempesta, rimangono intrappolati sull’isola.
All’improvviso soli, si trovano a sperimentare sulla propria pelle la fragilità di chi è scaraventato in piena natura. Se vogliono sopravvivere, devono farlo contando solo ed esclusivamente sulle proprie forze.
Catapultati nell’avventura vera, in quella che alza il velo su chi siamo, l’obiettivo primario è, innanzitutto, salvare sé stessi. A nulla servono i benefici della civiltà: se vogliono vivere, devono procacciarsi e conservare il cibo; devono recuperare il più in fretta possibile quelle conoscenze ancestrali che permettevano agli uomini di vivere con niente, pena la morte.
E quando si lotta per la sopravvivenza, le priorità cambiano: non c’è spazio per i tanti sfizi morali propri della civiltà benestante. Persino l’amore e la pietà si rivelano capricci del benessere.
Un romanzo crudo e feroce, che evidenzia luci ed ombre della cosiddetta società civilizzata. Interessante la parte finale, dove, paradossalmente, il rientro in società richiede necessariamente un periodo di isolamento volontario, per trovare sé stessi, stavolta.
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